Giusi Arimatea

TEATRO

ANTIGONE

In scena alla Laudamo, nell’ambito della rassegna Show Off, l’Antigone di Jean Anouilh prodotto dall’Accademia Drammatica Melitese “Carmen Flachi”. 
Vero e proprio viaggio analitico tra i meandri dell’animo umano, in perenne dissidio tra autorità e potere. 
Tra Sofocle e Anouilh c’è tutto un mondo che radicalmente muta. E insieme a esso l’uomo. La tragedia sofoclea nelle mani del drammaturgo francese si mescola così a quella realtà in perenne divenire che la scrittura ferma al tempo dell’occupazione fascista.
Il dramma dell’uomo al bivio è il medesimo. Solo si perde alquanto in una cifra stilistica sfuggente e nelle irresolute scelte registiche. 
Gli attori sulla scena neutra svolgono degnamente il loro compito, ma nulla più che li sollevi dal terreno, pur scosceso, dei sussurrati affanni e li collochi nell’Olimpo della drammaticità ellenica. 
Quel conflitto interiore che nasce quando l’uomo si trova innanzi da una parte i propri principi e dall’altra la sconvenienza di soggiacervi, è di facile lettura nello spettacolo allestito dalla compagnia militare, eppure manca di quella prestanza, di quel furore che solo l’ardire della regia, in questo caso condivisa, avrebbe potuto generare. E forse manca proprio perché la coralità del lavoro impone quell’adeguamento all’insieme cui non deve in genere piegarsi la regia unica. 
La dimensione umana di Antigone e Creonte, interpretati da Adriana Cuzzocrea e Gerri Cucinotta, risulta forse troppo umana. Ché va bene rifuggire l’abbandono lirico e puntare su una comunicazione che meglio si confaccia al contesto moderno entro il quale si colloca l’Antigone di Anouilh, ma imbavagliare i tormenti dei personaggi ha probabilmente giocato a sfavore della piena riuscita dello spettacolo.
Anche la scelta degli abiti di scena sembrava non rispondere a un preciso intento stilistico. Ché i tessuti senza orpelli delle eroine sofoclee stridevano alquanto con i giubbotti in pelle e l’abbigliamento casual delle figure maschili.
Narratore onnisciente Alessio Pettinato. Lui sì provvisto d’una enfasi di stampo classico che, visto l’adagiato e moderno allestimento poteva anche risultare superflua.
Lo spettacolo, malgrado le premesse, è godibile nel suo insieme. Oltre ai già citati Cuzzocrea e Cucinotta, anche Fabio Mangano, Annamaria Pugliese, Margherita Smedile e Cristina Greco hanno messo al servizio dei personaggi le propri doti fisiche, tecniche e psicologiche. 
Se non avesse difettato il coraggio della regia, quello stesso coraggio che la minuta Antigone per sua natura possiede, lo spettacolo avrebbe davvero potuto scampare a quella mitezza, non sgradevole tuttavia, in cui si è arenato.

(da Infomessina.it)

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