Giusi Arimatea

TEATRO

SPARTACU STRIT VIÙ

Sulla scena un mucchio di copertoni, il nero dei quali è interrotto da plastica trasparente rossa a incantarli. Il nero del catrame sulle strade e il rosso del sangue.
Lì salta infaticabilmente la sua corda Francesco Gallelli, con un bizzarro caschetto in testa. E mentre salta parla. Mescolando passato e presente, storia personale e storia collettiva, rassegnazione e ribellione. 
Prima è una carrellata di nomi, anni, luoghi. Al termine della quale, per sillabe scandite, la parola “In-fer-no”. 
“Spartacu strit viù”, dalla drammaturgia dello stesso Gallelli e di Luca Maria Michienzi, che ne cura anche la regia, è uno spettacolo strettamente legato, infatti, alla Strada statale 106 Jonica, quel tratto di 501 km che parte da Taranto e arriva a Villa San Giovanni. Scenario di morte e di conseguenti lotte politiche per la messa in sicurezza di un vero e proprio inferno di catrame. 
Franco Nisticò, originario di Badolato, fu il politico, attivista NoPonte e Presidente del Comitato per la Statale 106, che più degli altri si adoperò per migliorare quel tratto, per difendere i diritti di chi è costretto a percorrerlo ogni giorno. Era il 2009 e Nisticò aveva appena tenuto un comizio in località Cannitello quando si accasciò a causa di un malore e non fu soccorso in tempo. Si stava protestando contro il ponte e la zona era blindata dagli uomini delle forze dell’ordine. Nessuna ambulanza arrivò in tempo per salvare la vita a Nisticò, con la cui morte, ove non fossero bastate le denunce in vita, testimoniò ancora una volta la negligenza di una terra che manca dell’essenziale.
Francesco Gallelli intanto salta, salta ancora. E suda. Ed è uno Spartaco del terzo millennio, a capo d’una rivolta di schiavi senza tempo. Ché i padroni non muoiono mai e la crudeltà è l’unico sentimento che lo tiene ancora in vita. 
Spartaco timbra il cartellino dopo aver percorso quella strada che negli ultimi dieci anni è costata la vita a 283 persone. Una valida ragione per uscire di casa nervosi al mattino e prendersela con tutti. Spartaco è, come tanti, un cane randagio, un gladiatore in quella terra che non è terra di vacanza, in quella terra di mare che tuttavia non si presta alla “life green”. 
E dal palco Spartaco urla il suo orrore innanzi alle lenzuola bianche che coprono la morte sulla Statale. Urla a spezzare il silenzio. Ché se c’è silenzio vuol dire che nulla è cambiato.
Tra la rabbia, il teatro. Al quale si avvinghia Gallelli quando i panni di Spartaco diventano un fardello troppo pesante da indossare. E anche lì si insinua la morte quando il mito di Alcesti, in mezzo alle morti sulla statale, impone la più triste domanda: “se tu muori, come posso io sopravvivere?”.
Di contro, a spezzare sarcasticamente la drammaticità, un Gran Premio tra i protagonisti di Beautiful. Vince Brooke Logan, dopo aver sbaragliato i supereroi che morivano e resuscitavano mille e mille volte.
Ci sono gare e gare. C’è quella dei Forrester, un mero diletto, e c’è quella cui quotidianamente si partecipa, per sopravvivere.
E nella terra di quella Statale ci si affida alla fede, per sentirsi protetti. Ove fallisce la terra, subentra del resto sempre il cielo. 
Questo lo spettacolo andato ieri in scena alla Sala Laudamo nell’ambito della rassegna Show Off. 
Francesco Gallelli è stato dietro a una drammaturgia asmatica, senza mai perdere il fiato. Artista classe ‘86, che a Badolato è nato e che Badolato si porta dietro nel suo vagabondare per il mondo, Gallelli ha dato prova a teatro, oltre che di una inconfutabile bravura attoriale, di un sincero impegno civile che trova sulla scena un codice comunicativo di grande impatto emotivo. 
E chissà che l’arte non possa riuscire laddove ha fallito la vita.

(da Tgme.it)

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